Donne cineaste nel cinema italiano 1930-1948


Ossessione di Luchino Visconti, costumi di Maria De Matteis.

Anni fa ho partecipato ad una ricerca sulle donne “cineaste” ai tempi del cinema muto. Il progetto si chiamava: Non solo Dive – Pioniere del cinema italiano, vi lascio qui il link. Il soggetto era molto interessante dal punto di vista di una “ricercatrice”, e mi sono divertita molto.

Adesso invece vi propongo una ricerca, un piccola ricerca non vi spaventate, sulle donne “cineaste” nel cinema italiano dal 1930 al 1948. Ecco a voi, in rigoroso ordine alfabetico alcuni nomi:

Luisa Alessandri, aiuto regista e segretaria di edizione.

Marina Arcangeli, costumista.

Emma Calderini, costumista.

Maria Cecchi Betrone, segretaria di edizione.

Giovanna Dal Bosco, montatrice.

Alba De Cespedes, soggettista-sceneggiatrice.

Maria De Matteis, costumista.

Ines Donarelli, montatrice.

Eugenia Handamir, segretaria di edizione e produzione.

Aida Marchetti, segretaria di edizione e assistente alla regia.

Ilia A. Minelli, soggettista, pubblicista, dialoghista, ridutrice.

Maria Teresa Ricci Bartoloni, soggettista-sceneggiatrice, aiuto regista.

Maria Rosada, montatrice.

Titina Rota, costumista.

Angela Maria Savelli, musicista.

Dolores Tamburini, montatrice.

Alcune di loro hanno continuato a lavorare nel cinema italiano, altre sono scomparse “nel buio” prima che qualcuno sia riuscito a raccontare la loro storia. Forse nessuno aveva interesse a raccontarla, peccato…

Aiuto regista, poeta inconsapevole


Dal canale di Frandisgis su YouTube

Aiuto registi e segretari d’edizione sono continuamente ossessionati durante tutta la lavorazione del film dall’abbigliamento degli attori (specie nei film in costume) e dalla disposizione degli oggetti, mobili e soprammobili, che figurano in una scena ripresa in giorni diversi. Ma spesso tutta la buona volontà, memoria, fotografie, appunti, non bastano ad impedire che si verifichino miracolose metamorfosi: la giacca grigia di un attore è diventata un giaccone a quadri; la collana che un’attrice portava al collo sparisce, un appariscente vaso di cristallo ha continuato a spostarsi misteriosamente da un punto all’altro della stanza. Al solito, gli urli del regista arrivano in paradiso.

Ma ecco che Jean Cocteau offre una giustificazione poetica alle dimenticanze di tutti gli aiuto-registi e di tutti i segretari d’edizione del mondo, le citazioni appartengono a La Belle et la Bête – Journal d’un film:

Troppa cura, nessuna porta lasciata aperta al caso spaventano la poesia, già così difficile a lasciarsi prendere al laccio, e la fanno fuggire. Con un po’ d’imprevisto la si addomestica. Alberi là dove non ci saranno alberi, un oggetto che cambia di posto, un cappello che era stato tolto e si ritrova improvvisamente sulla testa – insomma un crepaccio nel muro e la poesia entra. Quelli che notano questi errori d’ortografia sono coloro che leggono male e non sono affascinati dal racconto. Nessuna importanza.

Il che non impedisce allo stesso Cocteau, regista, di scrivere poco più in là:

Dopo le riprese, ci accorgiamo, troppo tardi, che Jean Marais aveva il cappello nella destra, ieri, e che oggi non l’aveva più. (…) Escoffier mi confessa che Josette non portava la collana di perle sul vestito d’argento… Perdo il controllo… Mi inquieto. Escoffier si mette a piangere…